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Ti sarà capitato mille volte: arrivi al supermercato, ti serve un carrello, e devi inserire una moneta – solitamente da 1 euro – per poterlo staccare dalla fila.
Fin qui nulla di strano.
Ma ti sei mai chiesto cosa stai facendo in quel momento dal punto di vista della legge?
A che titolo stai usando il carrello?
E la moneta, è un pagamento? È una cauzione o qualcosa d’altro?
Scopriamolo insieme, perché dietro un gesto quotidiano si nascondono diversi istituti giuridici del diritto civile.
La proprietà del carrello
Partiamo da un presupposto fondamentale e sul quale, di sicuro, siamo tutti d’accordo: il carrello è di proprietà del supermercato.
Il supermercato mette a disposizione il carrello e ci concede la possibilità di utilizzarlo per il tempo necessario per poter fare la spese.
Per poter usare il carrello dobbiamo inserire la moneta, – e vedremo tra poco cosa significa questa moneta -, che potremo riprenderci quando riconsegneremo il carrello.
Dal punto di vista della legge, il contratto che ci permette di utilizzare il carrello è un comodato d’uso, ossia un contratto con il quale una parte (il supermercato) consegna all’altra parte (il cliente) una cosa mobile (il carrello), affinché la utilizzi gratuitamente per un tempo o per un uso determinato, con l’obbligo di restituire la stessa cosa ricevuta. Se vogliamo vederlo in un altro modo, il comodato è un prestito gratuito.
Vediamo ora alla moneta.
La moneta: non è un pagamento
Se il supermercato ci consente di utilizzare gratuitamente il carrello per fare la spesa, che funziona ha la moneta che dobbiamo inserire nel carrello per poterlo sganciare ed utilizzare?
Per utilizzare il carrello non dobbiamo né acquistarlo né prenderlo in affitto, e quindi la moneta che inseriamo non è un prezzo, né un pagamento per un servizio. Anche perché, una volta riconsegnato il carrello nella fila e inserita la catenella, la moneta ci viene subito restituita. Quindi?
Giuridicamente, la moneta è una cauzione, cioè una (piccola) somma che ci viene richiesta e che dobbiamo dare a garanzia dell’uso corretto del carrello e che dovrebbe servire come incentivo a restituire il carrello, scoraggiando abbandoni o furti.
Ma possiamo fare un passo ulteriore: mettendo la moneta nel carrello per poterlo utilizzare, stiamo accettando implicitamente le regole del servizio offerto dal supermercato.
Questo comportamento che ha un certo valore dal punto di vista della legge, perché proprio attraverso la moneta stiamo concludendo un contratto senza però aver firmato nessun documento: si chiama, per questo, contratto per fatti concludenti.
E se mi tenessi il carrello?
A questo punto la domanda sorge spontanea: e se dopo la spesa mi tenessi il carrello?
Al di là delle difficoltà “operative” per poter portare via il carrello (ndr: lo spingo fino a casa? cerco di farlo entrare in macchina?), la prima conseguenza naturale sarebbe il fatto che non ci verrebbe restituita la moneta.
Il supermercato si terrebbe la moneta come una sorta di risarcimento del danno per non aver potuto recuperare il suo carrello, ma, stando alla legge, potrebbe richiedere il risarcimento per danno maggiore che ha subito (anche perché un carrello vale più di un moneta da 1 euro.
Quindi, la prossima volta che andremo al supermercato sapremo di aver a che fare con un contratto di comodato, una cauzione e un contratto per fatti concludenti.
Perché il diritto è ovunque, anche tra le corsie del supermercato.
(Anche) Questo articolo è stato scritto da una persona, non da una macchina!
Questo è Diritto-Pop!