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Potrà sembrare strano ma dietro questo titolo provocatorio si nasconde una storia vera che ha come protagonista una delle popstar internazionali più famose al mondo.
Stiamo parlando, appunto, di Taylor Swift che recentemente ha realizzato un’importante e costosa operazione per poter riavere il controllo della propria musica.
Proprio così, perché pur essendo l’autrice dei suoi brani, Taylor ne aveva in un certo senso perso il controllo.
Scopriamo cosa è successo, cosa dice la legge, e perché questo caso dovrebbe interessare anche chi non ha mai ascoltato una canzone di Taylor Swift.
La storia in breve: cosa è successo
Nel 2006, Taylor Swift, allora giovanissima, firmò un contratto della durata di 13 anni (!!!) con l’etichetta discografica Big Machine Records.
Con questo contratto Taylor cedeva a Big Machine la proprietà dei master e relativi diritti delle sue canzoni e, – più precisamente, dei primi 6 album registrati in studio -, in cambio del pagamento anticipato di una certa e importante somma.
Successivamente, nel 2019, un manager musicale molto influente, Scooter Braun, acquistò Big Machine e, quindi, ovviamente, anche i master di Taylor Swift per 330 milioni di dollari, salvo poi rivenderli a fine 2020 alla Shamrock Capital per il prezzo di 405 milioni di dollari.
Dopo tutti questi passaggi, quindi, la Shamrock Capital possedeva i master delle canzoni, mentre Taylor aveva (solo) la proprietà delle composizioni musicali vera e proprie.
E qui il colpo di scena.
A maggio 2025 Taylor Swift ha annunciato sul proprio sito di aver acquistato l’intero catalogo originale da Shamrock Capital, per una cifra vicina ai 360 milioni di dollari e ora, finalmente, possiede tutto, dai master ai videoclip, dai diritti sulle copertine ai contenuti extra.
Questi i fatti, ma cerchiamo di capire quali siano gli aspetti interessanti dal punto di vista del Diritto, che in questo caso, è davvero Pop!
Cosa sono i “master” e perché contano?
Nella lunga vicenda che abbiamo raccontato, i più attenti avranno notato che l’oggetto dei vari passaggi, – da Taylor Swift a Big Machine, da quest’ultima a Scooter Braun e così via -, sono i master delle canzoni e i relativi diritti.
Ma cosa sono i master?
Partiamo dal diritto d’autore.
Nel momento in un cui un artista inizia a scrivere un brano nasce immediatamente il suo diritto d’autore sulla canzone. Proprio in virtù di tale diritto, l’artista avrà il potere esclusivo di pubblicare e sfruttare l’opera in ogni forma possibile.
Quando il brano scritto dall’autore viene successivamente registrato viene creata una registrata chiamata, appunto, master. È proprio in questo momento che nasce il diritto di master che è diverso dal diritto d’autore. Il diritto di master è di proprietà degli interpreti e dei produttori musicali, deriva, come detto, dalla registrazione e riguarda chi esegue fisicamente la performance.
Quindi, colui che possiede il master può, ad esempio, autorizzare (o vietare) l’uso commerciale del brano, guadagnare dalle licenze (film, pubblicità, streaming, etc.) o stabilire quando, dove e come l’opera viene distribuita.
Cedendo i master dei propri brani e i relativi diritti, anche se in cambio di un compenso economico, produzione e promozione, pur rimanendo l’autrice dei testi e delle musiche, Taylor Swift aveva di fatto perso il controllo delle proprie canzoni.
Master, diritto d’autore e diritto di sfruttamento
Quella del diritto d’autore è una materia complessa, ne abbiamo parlato anche in un precedente articolo parlando di basi musicali da poter utilizzare nei reel.
In Italia come negli Stati Uniti, la legge distingue tra:
- diritto morale d’autore (incedibile): l’autore è sempre riconosciuto come tale;
- diritto patrimoniale d’autore: può essere ceduto, venduto o licenziato.
Quando un’etichetta detiene i master, non è ovviamente l’autrice delle canzoni, ma può sfruttare economicamente le registrazioni originali.
“Taylor’s Version”: una strategia geniale (e legale)
Prima di arrivare a ricomprarsi le proprie canzoni, Taylor Swift ha dato avvio a un piano senza precedenti: ri-registrare i suoi sei album pubblicati tra il 2006 e il 2017, con il marchio “Taylor’s Version”.
Si tratta di un’operazione assolutamente lecita, essendo lei l’autrice dei brani, e con un obiettivo ben specifico: realizzare nuovi master, – indebolendo in questo modo il valore commerciale delle versioni originali -, ottenere i diritti sulle nuove registrazioni, consentendo una autonoma gestione della distribuzione e sfruttamento commerciale delle stesse e riappropriarsi, legalmente e creativamente, della propria opera.
Come era immaginabile, le “Taylor’s Version” hanno avuto un successo clamoroso, superando spesso in ascolti le versioni originali. I fan hanno risposto con entusiasmo, boicottando le vecchie versioni e sostenendo la nuova politica dell’artista.
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(Anche) Questo articolo è stato scritto da una persona, non da una macchina!
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