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Oggi parliamo di un principio fondamentale, ma poco conosciuto, che ci protegge da possibili abusi nel campo delle tasse: la riserva di legge in materia tributaria. Sembra un parolone, vero?
Si tratta, in realtà, di un concetto super importante, facile da capire e che si trova scritto addirittura nella nostra Costituzione.
Cosa significa “riserva di legge”?
Immaginate che il governo o qualsiasi altro ente voglia metterci una nuova tassa. Bene, non può farlo dalla sera alla mattina con un semplice “ordine” o un “decreto” improvvisato.
La riserva di legge significa proprio questo: solo una legge approvata dal Parlamento può istituire nuove tasse, modificarle o abolirle.
La riserva di legge nella storia
Il principio della riserva di legge ha radici molto antiche e si trova per la prima volta espresso nella Magna Charta Libertatum del 15 giugno 1215, documento nel quale re d’Inghilterra Giovanni Plantageneto, noto anche come Giovanni Senzaterra (ndr: così chiamato perché come ultimogenito non ricevette dal padre alcuna terra o appannaggio, a differenza dei suoi fratelli maggiori), concesse ai baroni del Regno che nessuna imposta potesse essere applicata dal Re se non fosse stata approvata prima dal concilio del Regno.
Il principio venne poi sintetizzato nel motto inglese “no taxation without representation“.
Proprio la riserva di legge fu alla base, prima, della rivolta da parte delle colonie inglesi, le quali, vessate da una tassazione iniqua da parte della Madrepatria inglese, si opposero al pagamento dei tributi salva la possibilità di inviare i propri rappresentanti al Parlamento o di essere esonerati da ogni tassa non approvata dai loro rappresentanti, e poi anche della guerra di indipendenza americana.
In Italia il principio venne previsto per la prima volta nello Statuto Albertino del 1848, nel quale si prevedeva che nessun tributo potesse essere imposto o riscosse se non preventivamente consentito dalle Camere e sanzionato dal Re e poi, come vedremo tra poco, inserito nella Costituzione.
La Costituzione e la riserva di legge
Il principio della riserva di legge non è una gentile concessione, ma è un vero e proprio diritto garantito dalla nostra Costituzione, all’articolo 23:
“Nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge.”
In questo articolo l’espressione “prestazione patrimoniale” è il modo elegante per dire “tasse” o “contributi in denaro”.
Quindi, se qualcuno vi chiede soldi per una “tassa” non prevista da una legge, sta violando la Costituzione!
In altre parole, prima che un’imposta diventi realtà, deve passare attraverso un processo ben preciso, ossia deve essere prevista da una legge approvata dal Parlamento, da un decreto legge, da un decreto legislativo o da una legge delle Regioni e delle Province Autonome di Trento e Bolzano.
A queste fonti vanno aggiunti, poi, anche i regolamenti, le direttive e le altre fonti comunitarie.
La riserva di legge relativa
Fino a questo punto abbiamo capito e imparato cos’è la riserva di legge, ma a questo punto dobbiamo approfondire il concetto.
Quella prevista dall’art. 23 della Costituzione è una riserva di legge relativa: questo significa che negli atti aventi forza di legge che abbiamo visto nel precedente paragrafo devono trovarsi (solo) gli elementi essenziali dei tributi e non, invece, ogni componente della norma impositiva.
In altre parole, è sufficiente che la legge indichi gli elementi principali, come chi paga, che cosa si tassa e quanto si paga, mentre invece i dettagli secondari possono essere decisi con altri tipi di atti.
Perché è così importante la riserva di legge?
La riserva di legge sulle tasse è fondamentale per diverse ragioni:
- Principio di legalità: ci garantisce che lo Stato agisca sempre “secondo la legge” e non in modo arbitrario. È la base di uno Stato di diritto.
- Principio democratico: le tasse sono soldi che escono dalle nostre tasche. È giusto che la decisione di prelevarli sia presa dai nostri rappresentanti eletti (il Parlamento), e non da un singolo ministro o un gruppo ristretto di persone. È un modo per avere un controllo democratico sulla spesa pubblica.
- Certezza del diritto: sapere che le tasse devono essere previste da una legge ci dà certezza. Possiamo conoscere in anticipo quali sono i nostri obblighi fiscali e non rischiare sorprese sgradite.
Per concludere:
un qualsiasi tributo che non abbia base normativa è illegittimo, così come eventuali sanzioni emanate in caso di mancato pagamento.
Allo stesso modo, nel caso ci fosse una norma che prevede l’applicazione del tributo, delegando ad atti governativi la definizione di ogni elemento necessario, il principio di riserva di legge (relativa) e, quindi, la Costituzione sarebbe palesemente violati: anche in questo caso, eventuali fonti subordinate attuative (regolamenti e simili) sarebbero illegittime e direttamente disapplicabili dal giudice, mentre la legge istitutiva sarebbe incostituzionale perché contraria all’art. 23. Cost.
Quindi, la prossima volta che sentite parlare di nuove tasse, ricordatevi: devono essere “in base alla legge”!
(Anche) Questo articolo è stato scritto da una persona, non da una macchina!
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