
Foto di Mila Okta Safitri (Pixabay)
Una delle convinzioni ancora molto diffuse tra gli studenti delle facoltà di Giurisprudenza, non solo tra le matricole, è quella che per poter studiare o comunque maneggiare il diritto, si debba conoscere il latino!
Se ti è mai capitato di leggere una sentenza o un manuale di diritto, probabilmente ti sarai imbattuto in frasi misteriose come pacta sunt servanda, in dubio pro reo o ne bis in idem.
E avrai pensato: “Ma non potevano scriverlo in italiano?”.
L’Azzeccagarbugli, praticamente l’avvocato più “mainstream” di tutte le librerie, parlava in latino solo per mandare in tilt il povero Renzo, che già stava in full crash mentale, con 1000 problemi aperti, e l’ultima cosa che gli serviva era pure il latinorum a random.
Del resto, si sa, i giuristi sono grandi fan del latino!
Non perché amino complicare la vita al resto del mondo (vd. l’Azzecca…), ma per una serie di motivi storici e pratici che vale la pena raccontare!
Il latino è una lingua morta!
La forza del latino, strano a dirsi, sta nel fatto che è una lingua morta. Nessuno la parla più come lingua madre, quindi perché mai dovrebbe cambiare? Niente neologismi, niente slang, niente mode passeggere: le parole sono sempre quelle di duemila anni fa! il latino è come l’iPhone 3G: non si aggiorna più, ma resta una leggenda!
Questo, però, significa che un termine giuridico in latino significa la stessa cosa oggi come mille anni fa.
Tradizione, autorevolezza e un pizzico di élite
Il diritto romano è il nonno del diritto europeo. Usare il latino è un modo per richiamarsi a quella tradizione.
Poi, ammettiamolo, usare il latino dà l’impressione di far parte di un club esclusivo. Una piccola (ma antica) forma di marketing professionale.
Chi lo conosce si sente iniziato ai misteri del diritto; chi non lo conosce resta un po’ escluso.
A parte questo, però, alcune formule latine sono insuperabili per brevità ed efficacia.
Dire in dubio pro reo è più rapido di scrivere “il giudice può avere mille sospetti, ma se le prove non sono solide al 100%, non si condanna nessuno. Meglio lasciare libero un colpevole che punire un innocente”, no?
È il potere della formula magica: quattro parole e tutti capiscono (o dovrebbero capire).
Alcuni esempi celebri per fare colpo!
Ci sono tante, tantissime, espressioni latine talmente radicate che sarebbe difficile sostituirle.
Eccone alcune che potrete utilizzare quando vorrete fare colpo!
- Pacta sunt servanda: i patti, gli accordi, devono essere rispettati.
- In dubio pro reo: nel dubbio, si decide a favore dell’imputato.
- Nemo tenetur se detegere: nessuno è obbligato ad accusare se stesso.
- Ne bis in idem: non si può essere processati due volte per lo stesso fatto.
Il latino nel diritto è un po’ come il sale in cucina: se ne usi troppo rovini tutto, ma senza non ha lo stesso sapore.
Serve equilibrio, “cum grano salis”, come direbbero… i latini 😅
(Anche) Questo articolo è stato scritto da una persona, non da una macchina!
Questo è Diritto-Pop!
