Sherlock Holmes in ufficio?

15 Settembre 2025
Sherlock Holmes

Foto di tookapic (Pixabay)

Sherlock Holmes si aggira tra le scrivanie del vostro ufficio e
vi sentite controllati dal vostro datore di lavoro?

La domanda a cui vogliamo rispondere in questo articolo è: “Il datore di lavoro può spiare un proprio dipendente sul posto di lavoro?

Ci spiace deludervi, la risposta è un po’ più complessa di un semplice sì o no, ma cercheremo anche questa volta, come sempre, di spiegarvi in maniera semplice cosa dice la legge.

 

Sherlock Holmes e la pausa caffè!

Viviamo nell’epoca in cui ogni movimento è tracciato, ogni telefonata è rintracciabile, per non parlare poi della nostra attività sulla rete.
Ma sul lavoro e in azienda? Il nostro datore di lavoro può controllare se le nostre pause caffè sono troppo frequenti?

Per rispondere a questa domanda dobbiamo distinguere due tipologie di controlli:
– da una parte, ci sono i controlli che riguardano l’esecuzione dell’attività lavorativa vera e propria,
– dall’altra, ci sono controlli che hanno come obiettivo quello di difendere il patrimonio aziendale, in senso lato, come, ad esempio.

Il primo genere di controlli devono (o dovrebbero essere) effettuati nell’ambito dei rapporti gerarchici interni: quindi, ad esempio, il lavoro dei singoli dipendenti dovrà essere verificato dal responsabile del personale, il quale, a sua volta, sarà controllato dal titolare dell’azienda.

Per quanto riguarda, invece, il secondo genere di controlli, questi mirano a tutelare l’azienda o l’ente in genere, dal punto del suo patrimonio, in esso inclusa anche l’immagine aziendale, per evitare o accertare comportamenti illeciti o gravi violazioni del rapporto fiduciario.
È (solo) in questi casi che potrebbe essere coinvolto Sherlock, anche se generalmente l’intervento di un investigatore privato riguarda comportamenti che si svolgono di solito al di fuori dell’orario di lavoro.

In ogni caso, è importante sapere che quest’ultima attività di controllo non è del tutto libera da vincoli, nel senso che per essere lecita ci deve essere un concreto e fondato sospetto che la condotta del dipendente possa, almeno astrattamente, configurare un reato.

 

Il datore di lavoro “ci microspia?”

Per controllare un dipendente non è necessario ingaggiare Sherlock Holmes, è sufficiente installare delle microspie! Su Amazon se ne trovano di bellissime e a basso costo!
Stiamo scherzando, ovviamente! 🙂

Anche per questo genere di controlli valgono precisi limiti e divieti!
In particolare la legge vieta l’uso di impianti audiovisivi e di altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori.
Lo prevede il c.d. Statuto dei Lavoratori, la legge fondamentale in Italia in materia di lavoro e diritti sindacali.
Anche in questo caso, però, è possibile installare questi strumenti di controllo a distanza per esigenze organizzative e produttive ovvero per motivi di sicurezza, ma purché prima ci sia stato un accordo con le rappresentanze sindacali aziendali.

Per le microspie audio, – cioè che registrano anche i colloqui delle persone -, poi, valgono regole addirittura più stringenti, dal momento che intercettare l’audio è considerato come intercettare una comunicazione privata.

Nel caso delle microspie audio, spesso le norme sono persino più stringenti, perché l’audio è considerato “intercettazione” di comunicazioni private. Tale attività, quando non autorizzata, può costituire reato anche indipendentemente dalla volontà del datore di lavoro.

Quindi, in sintesi:
– il datore di lavoro può controllare i propri dipendenti, ma questi devono essere comunque essere stati prima informati in modo chiaro con avvisi, cartelli o regolamenti interni delle modalità di raccolta e trattamento dei dati, come previsto dalla norme in materia di privacy;
– al di fuori dei limiti che abbiamo visto, le attività di controllo non sono ammesse e addirittura illecite.

 

(Anche) Questo articolo è stato scritto da una persona, non da una macchina!
Questo è Diritto-Pop! 

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