
Fonte Amazon.com
Ce lo siamo chiesti tutti: “Alexa ci spia?”
L’avvento degli assistenti vocali come Amazon Alexa, Google Assistant e Apple Siri, prima, e ora anche l’intelligenza artificiale, hanno rivoluzionato il modo in cui interagiamo con la tecnologia.
Insieme alla diffusione degli assistenti sociali sono sorti anche numerosi interrogativi sulla privacy e sul rischio di essere “spiati” dentro casa.
Cosa c’è di vero dietro queste paure? Alexa ci ascolta davvero sempre? E se sì, cosa fa con le informazioni che raccoglie?
Come funziona Alexa
Alexa è un assistente vocale sviluppato da Amazon che si attiva tramite un comando vocale, il cosiddetto wake word, normalmente “Alexa”. Tecnicamente, i dispositivi Echo con Alexa non registrano continuamente ogni suono nell’ambiente.
Essi “ascoltano” passivamente l’audio locale in attesa della parola di attivazione. Una volta rilevata, cominciano a registrare e inviare ai server di Amazon la richiesta dell’utente per poterla elaborare.
Secondo Amazon:
“Alexa e i dispositivi Echo sono progettati per registrare il minor numero di audio possibile e ridurre al minimo la quantità di rumore di fondo trasmesso al cloud. Per impostazione predefinita, nessun audio viene inviato al cloud a meno che il dispositivo non rilevi la parola di attivazione (o Alexa venga attivata premendo un pulsante).”
Quindi possiamo stare tranquilli? Non esattamente…
Le preoccupazioni sulla privacy
Le polemiche sull’uso di Alexa come strumento potenziale di controllo domestico nascono soprattutto da due aspetti, ossia le attivazione involontarie e l’utilizzo dei dati per fini pubblicitari. Vediamo meglio di cosa si tratta:
Attivazioni involontarie
Alcuni studi hanno dimostrato che Alexa si attiva anche in risposta a suoni che non sono esattamente la wake word. Uno studio realizzato dalla Northeastern University e dall’Imperial College London ha esposto gli smart speaker a 134 ore di contenuti video contenenti oltre un milione di parole di dialogo. Il risultato è stato che, effettivamente, sono risultati esserci casi di attivazioni involontarie probabilmente causate da un motore di riconoscimento della parola di attivazione non ottimale, e non da intenzioni malevole.
Una curiosità: lo spettacolo che ha causato il maggior numero di errori di attivazione, 6,21 per ogni 10.000 parole pronunciate, è stato Narcos.
Utilizzo dei dati per fini pubblicitari
Sebbene Amazon neghi questa cosa e dichiari che non vende i dati vocali degli utenti, è probabile che le interazioni vocali vengano utilizzate per personalizzare l’esperienza utente, cioè per proporci pubblicità, inserzioni e annunci mirati sulla base dei nostri interessi.
Anche se non vi è evidenza che l’audio venga venduto o ascoltato per fini pubblicitari, un portavoce di Amazon ha invece confermato l’utilizzo dei dati vocali con questo intento al sito The Verge.
L’ambiguità della policy sulla privacy lascia quindi spazio a dubbi e interpretazioni.
Quindi Alexa ci spia o no?
Tecnicamente, Alexa non è uno 007 al servizio di qualcuno, quindi non ci spia in senso tradizionale, cioè non registra ogni conversazione in modo continuo e occulto.
Tuttavia, può registrare involontariamente conversazioni private in caso di attivazioni errate. Inoltre, le registrazioni vocali vengono archiviate, analizzate e potenzialmente usate per scopi commerciali, anche se Amazon afferma di adottare misure per garantire l’anonimato e la sicurezza.
Quindi, più che “spiare”, Alexa raccoglie dati.
E come ogni tecnologia connessa a internet, ciò comporta rischi reali, che non derivano da un’intenzione malevola ma da modelli economici basati sui dati.
Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo con chi vuoi e continua a seguire Diritto Pop!
Le nostre fonti
(Anche) Questo articolo è stato scritto da una persona, non da una macchina!
Questo è Diritto-Pop!